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Correlazioni in Medicina



Efficacia di intervento coronarico percutaneo con stent medicato rispetto a intervento di bypass nei diabetici con malattia coronarica multivasale


Rimangono controversie per quanto riguarda la strategia di rivascolarizzazione ottimale per i pazienti diabetici con malattia coronarica multivasale.
Studi randomizzati e controllati hanno confrontato il bypass coronarico ( CABG ) con l’intervento coronarico percutaneo ( PCI ) con stent medicato.

Sono stati analizzati gli studi che hanno messo a confronto l’intervento coronarico percutaneo con stent medicato con quelli con innesto di bypass coronarico nei pazienti affetti da diabete mellito e con malattia coronarica multivasale che hanno incontrato i criteri di inclusione.

L’end-point primario ( eventi avversi cardiaci maggiori, MACE ) era un composito di morte, infarto miocardico e ictus durante un follow-up medio di 4 anni.

Quattro studi con 3.052 pazienti hanno soddisfatto i criteri di inclusione ( 1.539 con intervento coronarico percutaneo versus 1.513 con bypass coronarico ).

L'incidenza di eventi cardiaci avversi è stata del 22.5% per l’intervento coronarico percutaneo e del 16.8% per bypass coronarico ( risk ratio, RR=1.34, P minore di 0.0001 ).

Risultati simili sono stati ottenuti per il decesso ( 14% vs 9.7%, RR=1.51, P=0.01 ) e l’infarto miocardico ( 10.3% vs 5.9%, RR=1.44, P=0.23 ).

Il rischio di ictus è stato significativamente inferiore con stent medicato ( 2.3% vs 3.8%, RR=0.59, P=0.01 ) e una successiva rivascolarizzazione è stata diverse volte più frequente ( 17.4% vs 8.0%, RR=1.85, P=0.05 ).

In conclusione, questi dati dimostrano che il bypass coronarico nei pazienti diabetici con malattia coronarica multivasale a rischio chirurgico da basso a intermedio ( definito come EUROSCORE minore di 5 ) è superiore all’intervento coronarico percutaneo nella malattia coronarica multivasale con stent medicato.
Il bypass coronarico ha diminuito la mortalità generale, l’infarto miocardico non-fatale e la rivascolarizzazione ripetuta a scapito di un aumento del rischio di ictus. ( Xagena2013 )

Hakeem A et al, J Am Heart Assoc 2013; 2: e000354

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